Descrizione
Vittorio Filippini (1914-1974)
Nacque il primo agosto 1914.
Diplomatosi al liceo artistico, frequentò dal 1934 al 1939 il Reale Istituto Superiore di Architettura di Venezia. Si laureò nel 1942, mentre stava prestando servizio militare come ufficiale d’artiglieria. Nel 1943 a Roma fu abilitato alla professione e si dedicò per qualche anno all’insegnamento come assistente nella sua facoltà. Fu iscritto all’albo degli architetti di Verona a partire dal 19461. Seguì Ettore Fagiuoli, noto architetto civile, durante gli studi, imparando a disegnare con un tratto preciso e edonistico. Collaborò agli allestimenti delle scenografie delle stagioni liriche con il maestro dal 1936 al 1952. Filippini era un profondo conoscitore di archeologia e di topografia antica, e di conseguenza scrupoloso ricercatore del tessuto edilizio urbano. Aveva un carattere difficile, pretendeva tanto da se stesso e svolgeva i lavori solo dopo essere sicuro di essersi confrontato con tutti i documenti, bibliografici, fotografici e monumentali, che poteva avere a disposizione.
Esercitò la libera professione con grande sensibilità: non si adeguò mai all’indirizzo della moda dell’epoca. Rifuggì il “grigio cementizio”, rese la sua professione di costruttore un nobile lavoro da cultore delle forme. Nelle sue composizioni inizialmente venne influenzato dai cedimenti barocchi di Fagiuoli, da cui in seguito si discostò. La comprensione del monumento lo rese attento e rispettoso del passato e del tessuto di Verona, scegliendo l’atteggiamento di chi «conscio del valore dell’architettura del passato e della sedimentazione della storia in rapporto alla limitatezza della propria epoca rinuncia alla competizione». Possiamo ricordare in questo contesto la casa Onestinghel in piazza Bra e casa Armellini in piazza Arsenale, fuori ponte di Castelvecchio.
Chiamato da Piero Gazzola a lavorare alla Soprintendenza ai Monumenti dopo la guerra, si occupò di restauri, recuperi, rafforzamenti di edifici della città; tra cui: il palazzo del Podestà, il palazzo dei Diamanti, il Municipio, il Museo Maffeiano, il ridotto del Filarmonico, la chiesa inferiore di San Fermo, San Procolo, San Bernardino, Sant’Elena, San Pietro in Carnario, il campanile di Grezzana, l’Albergo Due Torri, la facciata di Sant’Eufemia. Studiò il Palazzo Ridolfi, trasformato in sede del Liceo scientifico, dedicò lunghi anni al recupero della chiesa di San Lorenzo e progettò il Teatro storico Filarmonico su commissione dell’Accademia Filarmonica. Ricoprì anche cariche politiche: Gazzola riporta che fu eletto rappresentante del PLI nel Comitato provinciale di liberazione. La rivista «Architetti Verona» lo riporta come segretario nel Quarto Consiglio dal 2 febbraio 1951 e decaduto il 28 maggio dello stesso anno.
Morto il 24 aprile 1974 dopo una lunga malattia, venne ricordato soltanto da PieroGazzola e Flavio Paolo Vincita come un uomo buono, grande studioso ed esperto.
Margherita Solfa